Stravagante. Allegra. Imprevedibile.
È la mamma di Willow, che la guarda con occhi sognanti.
Finché la realtà non le restituisce un’immagine ben diversa,
con cui fare i conti per crescere
Alzi la mano chi non ha mai sognato la mamma perfetta! Quella che ascolta, che ti capisce con un solo sguardo, che ti rimbocca le coperte e ti augura bei sogni. Quella che è un esempio da seguire, ma anche un’amica con cui ridere. Quella che rimprovera ma lo fa con intelligenza. Ecco: mamme così non esistono. O meglio, ci sono, ma hanno anche loro dei difetti e delle debolezze, che le rendono umane e forse ancora più belle, una volta che ne abbiamo preso consapevolezza. Willow, la protagonista de Il mondo colorato di Rosie di Brianna Wolfson (HarperCollins), ha a che fare con una mamma da sogno, finché il suo essere stravagante ed imprevedibile non rivela un’altra faccia della medaglia, tramutandosi in un incubo da cui Willow dovrà svegliarsi per crescere. E per capire gli alti e bassi di un amore unico, come quello tra madre e figlia.
TRAMA
L’amore tra Rex e Rosie è stato meraviglioso, ma le differenze tra di loro hanno portato a incomprensioni profonde e alla separazione. Perché così come si attraggono, caratteri opposti possono anche essere causa di forte attrito, e nessuno lo avverte più di Willow, la loro figlia di dieci anni. Rex è serio, tutt’altro che sentimentale e sempre pronto a stilare lunghe liste di regole e compiti da svolgere. Rosie, al contrario, è frizzante e incantevole e dà appuntamento alla figlia nel bel mezzo della notte nella loro casa sull’albero per una festa a base di caramelle. Willow si ritrova a navigare in due mondi diversissimi tra loro ed è incantata dalla madre. Ma quando i comportamenti di Rosie diventano sempre più strani e i suoi improvvisi sbalzi di umore sempre più difficili da comprendere, il lato oscuro della sua personalità viene alla luce rivelando una profonda sofferenza e costringendo Willow a guardarla con occhi diversi.
Intervista all’autrice Brianna Wolfson
Willow, 10 anni, ha una mamma, Rosie, all’apparenza perfetta, ma che nasconde un lato oscuro. Che tipo di mamma è?
All’inizio del libro, vediamo Rosie soprattutto con gli occhi della figlia, Willow. Attraverso queste lenti, lei è una mamma ed è perfetta. I bambini, infatti, vedono le cose o bianche o nere. Quando ci spostiamo nella prospettiva di Rosie, lei è giovane e spensierata. Tuttavia, man mano che il libro evolve, sia Willow che il lettore capiscono che le cose non sono così semplici e Rosie non è solo una madre: è un essere complesso con bisogni, vizi e idee tutte sue.
Come prende coscienza Willow della vera personalità della madre?
Penso che Willow diventi consapevole semplicemente crescendo. Certo, accade tutto molto velocemente – Willow inizia ad assumersi delle responsabilità da adulta per sé e per suo fratello, Asher – ma alla fine diventa più aperta al mondo e alle realtà che la circonda.
Il percorso di crescita di Willow è costellato di magia e sofferenza… a quale consapevolezza la porta?
Il sentiero di Willow è davvero costellato di magia e sofferenza. La spinge ai confini di quello che era il suo piccolo mondo, e alla fine, espande la sua mente per renderla più consapevole e aperta. Anche se la storia di Willow ha i suoi colpi di scena e la sua unicità, penso che questo sia il modo in cui tutti perdono la loro innocenza.
Sappiamo che il tuo romanzo attinge anche dalla tua esperienza personale: puoi raccontarci com’è vivere con una madre imperfetta?
A differenza di Willow, non ho appreso molte delle “imperfezioni” di mia madre se non fino a molto tempo dopo la sua morte. A volte mi chiedo cosa stia pensando o come si sentisse mentre era genitore e mi cresceva, ho ancora ricordi e quella sensazione viscerale di avere una madre stravagante, amorevole e bella che era piena di vita.
Cosa consiglieresti ad una ragazza che vive la stessa situazione di Willow?
Molti lettori desideravano che Willow avesse più sostegno e sono rimasti sorpresi dal fatto che nessun adulto nella sua vita (altri membri della famiglia, insegnanti, amministratori scolastici, ecc.) le avesse offerto il suo aiuto. Raccomanderei sempre, sempre, di chiedere aiuto quando ne hai bisogno. O, anche se pensi di averne bisogno.
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