CRIS, il romanzo che racconta la fuga come antidoto all’infelicità. Di Manuela Salvi
“In tempi come questi, la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare“. Lo scriveva anni fa il filosofo e medico francese Henri Laborit (Elogio della fuga, 1976). Deve pensarla così anche Lorenzo, il protagonista di Cris, romanzo di Manuela Salvi, quando, fresco di maturità, in viaggio verso l’ennesima vacanza con i genitori e sorella tredicenne, vacanza che non ha deciso lui, durante una sosta all’autogril decide di fuggire via. Via da una vita che non gli appartiene, con tutto stabilito da altri e nulla veramente che lo rispecchi. Quando esce dal bagno dell’ autogril, su quella struttura a ponte prende la direzione opposta, scappa dall’altro lato e pensa a un modo per sparire. In un attimo è dentro un motoscafo issato su un camion, con il cuore a mille e lo zaino stretto al petto. Il camion parte, Lorenzo si allontana dalla sua vita di prima. Qui parte la sua avventura a Riccione, dove subito di trasforma in Cris, ragazzo senza fissa dimora con un’enorme voglia di scoprire la vita, con i nuovi amici Lori e Pepe, con un nuovo lavoro in un night, con una nuova pelle e nuovi desideri, che passano per il corpo, il sesso e l’amore…
Cris, il nuovo romanzo di Manuela Salvi, tra le più importanti scrittrici italiane per il genere Young Adult, uscito lo scorso 17 marzo per Fandango Libri, è un libro divertente, appassionante, ironico. Che ci trasmette una grande verità: a volte, l’infelicità è solo interpretare il ruolo sbagliato.