CARA ci racconta il suo ultimo singolo, Le Feste di Pablo
Arriva da Crema, fa la cantante, e dopo il successo del singolo Mi Serve, pubblicato a luglio 2019, lo scorso 13 marzo è tornata con un brano, Le Feste di Pablo – disponibile su tutte le piattaforme digitali -, che racchiude un po’ tutto il suo mondo musicale, fatto di cantautorato e mix di sonorità pop con influenze d’oltreoceano.
Lei si chiama CARA, ha 20 anni, e si è avvicinata al mondo della musica sin da bambina. Oggi è con noi per raccontarci il suo ultimo singolo e un po’ del suo mondo.
L’INTERVISTA
Ciao e bentrovata. Prima di parlare del tuo ultimo singolo, facciamo un passo indietro di circa un anno, esattamente luglio 2019, quando hai pubblicato Mi serve, il tuo primo singolo con un’etichetta discografica. Ci racconti un po’ l’emozione e le aspettative di quei giorni? Tra l’altro, di un singolo che alla fine è andato benissimo…
Quando ho pubblicato Mi serve mi è sembrato di vivere un momento quasi surreale. Ho realizzato a pieno di essere all’inizio di un percorso nuovo e in grado di stupirmi giorno per giorno. È stata davvero una grande soddisfazione per me la pubblicazione di Mi serve. A livello personale ho potuto tracciare una linea e guardarmi indietro per un istante, i miei piccoli passi.
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Il tuo nuovo singolo si chiama Le Feste di Pablo. Ce lo racconti? Partendo proprio dal titolo…
Le feste di Pablo è un brano che rappresenta la congiunzione di due mondi che appartengono ad ognuno di noi, ovvero realtà e immaginato. Vi sono molti paradossi che esprimono il confine tra questi due mondi, un confine che alle volte abbiamo la percezione svanisca. Il titolo stesso è paradossale ed è la chiave per comprendere il punto di incontro tra immaginazione e realtà. Entriamo e usciamo costantemente dalle feste di Pablo: da dentro e fuori di noi.
Ci racconti come nasce una tua canzone?
Per questi due brani ho avuto la fortuna di lavorare con un team. I brani sono nati in studio e il processo creativo è stato molto naturale. Le immagini scorrevano in modo fluido e con loro i concetti celati dietro. In generale, quando scrivo, spesso mi capita di avere delle idee nei momenti più insospettabili e le parole si incatenano una dopo l’altra. Come un flusso di coscienza.
Sappiamo che hai studiato canto e pianoforte sin da piccola, ma quali sono stati i tuoi modelli musicali?
Ho avuto diversi modelli musicali. Ho sempre ascoltato tutto il cantautorato, italiano e internazionale, come Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, John Lennon e Damien Rice, ma ho anche ascolti differenti come David Bowie o I Twenty one Pilots.
Cosa vorresti che provocasse l’ascolto di una tua canzone?
Vorrei che una persona ascoltando un mio brano si sentisse parte di esso a tal punto da vivere una seconda realtà. Vorrei che un mio brano provocasse sensazioni ed emozioni differenti e soprattutto che rendesse un momento qualsiasi più speciale di com’è.
In un tuo post su Instagram hai scritto: “… le canzoni non si fermano, da sempre danno luce al buio“, riferito al periodo che stiamo vivendo. Ecco, tu come stai reagendo allo stravolgimento delle nostre vite?
In questo momento sono disorientata, come penso tutti. Cerco di rimanere fiduciosa, di fare la mia parte e soprattutto di non spegnere mai la scintilla delle parole e della musica che mi aiuta e mi serve ora più che mai.
Una curiosità: perché hai scelto Cara come nome d’arte?
Cara è un nome che mi ha sempre affascinato. La principale derivazione è proprio la canzone di Lucio Dalla, a cui sono molto legata. Trovo anche che sia un nome che mi rispecchi, umanamente e musicalmente.
La musica è anche contatto e scambio di energia con chi l’ascolta. Passato tutto questo, te lo immagini già un tuo concerto? E se sì, come?
Sì, mi immagino un mio concerto e non vedo l’ora di avere la possibilità di questo tipo di scambio di energia. Sicuramente mi immagino un concerto dinamico, con al suo interno diversi momenti. Momenti più intimisti e momenti più esplosivi.
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