Ciao ragazze!
Finalmente siamo riuscite a mettere nero su bianco la lunghissima intervista che abbiamo fatto alla giovane e talentuosa scrittrice della Saga di Divergent: Veronica Roth.
Abbiamo sfruttato un brunch tutto all’italiana organizzato per blogger e giornalisti per scambiare due chiacchiere con lei.
Ecco cosa ci siamo dette!
D: Quanto tempo hai impiegato per scrivere la Saga di Divergent?
R: Per scrivere i primi due libri, Divergent e Insurgent, ci ho impiegato un anno, per il terzo – Allegiant – ci ho messo più tempo, circa un anno e mezzo; mentre per Four, l’ultimo della saga, meno di un anno.
D: Cosa pensi dell’etichetta editoriale Young Adult che è stata data alla Saga di Divergent?
R: In realtà io ho iniziato a scrivere Divergent, senza pensare all’etichetta editoriale che mi sarebbe stata affidata. Chiaramente nei miei libri la protagonista è una giovane eroina che combatte per scoprire la propria identità, quindi ho cercato di rivolgermi molto ai giovani – perché penso che quando cresciamo abbiamo bisogno di capire chi siamo.
E non mi sento stretta nell’etichetta Young Adult perché amo i miei lettori adolescenti e ho anche scoperto che ci sono altre fasce d’età che s’interessano alla Saga di Divergent.
D: Per quanto riguarda l’adattamento cinematografico della Saga, hai avuto potere decisionale sulla scelta degli attori? Sognavi qualche attore in particolare?
R: E’ poco comune che ad un’autrice ai primi esordi, come me, venga chiesta l’opinione per formare il cast del film. Ho assistito però al provino di Theo James (Quattro) e la sua interpretazione mi è piaciuta molto!
Dal punto di vista dei casting, hanno fatto un ottimo lavoro anche nella selezione di attori che non somigliavano molto ai personaggi che avevo descritto io – nei libri. Ad esempio Jai Courtney (Eric) non rispecchiava esattamente la mia descrizione, ma aveva ottime capacità di rappresentare le emozioni del personaggio. Sono contenta di essere rimasta aperta per le selezioni, perché tutti gli attori scelti hanno funzionato benissimo.
D: Sei un’autrice molto giovane e attiva sui social, come vivi il rapporto con i fan? Ti senti troppo osservata o ti piace?
R: Entrambe le cose; mi piace restare in contatto con i miei lettori, ma a volte provo anche difficoltà perché esporsi quando si è in un processo creativo, è difficile – quando si è sotto gli occhi di tutti bisogna correre dei rischi.
Sono attiva su Snapchat e mi piace il rapporto diretto che si crea con i miei lettori. Potrei dire che sono dipendente dai social essendone indipendente.
Recentemente negli States ho fatto un tour in diverse scuole e ho scoperto che i social aiutano molto i giovani a leggere – quindi se possono aiutare i giovani a leggere di più, ben venga! Siamo nati in una generazione in cui i social fanno parte della nostra esistenza e se possono servire a colmare il divario tra me e i miei lettori allora ne sono contenta.
D: Cosa ne pensi di Wattpad e dei fenomeni che ne derivano?
R: Non so molto di Wattpad. So che esiste e che vi contribuiscono scrittori, ma non ho opinioni al riguardo.
D: Dietro Divergent c’è un messaggio politico-sociale?
R: Questa domanda me la fanno spesso. Quando ci si dedica al Young Adult si pensa sempre che ci sia un messaggio di carattere politico-sociale per fare da guida ai giovani. Per me no, è l’opposto; io considero i giovani come argilla che deve essere formata, ma devono essere formati dalle loro esperienze, dalla loro stessa vita. Quindi il mio piano è quello di portare i giovani a farsi delle domande sul mondo che li circonda.
Un’altra ragione per cui mi fanno questa domanda è perché il genere distopico porta a considerare tante domande: come sarà il nostro futuro? Cosa ci aspetta?
I giovani spesso si pongono questa domanda e altrettanto spesso negli Young Adult ci sono le stesse domande. La saga di Divergent vuole offrire un’evasione dalla realtà, ma un’evasione basata sul nostro essere pensanti. Il pensiero deve essere sempre presente in noi.
D: In quale personaggio della saga ti rivedi di più?
R: Non mi sento molto simile a loro, ma in ognuno di loro c’è una parte di me. La narrativa mi ha dato la possibilità di entrare in un personaggio e far sentire la mia voce. Però in generale, tendo ad indentificarmi con Tobias – per le sue impressioni riguardo al mondo esterno e per la sua voglia di far ragionare le persone.
D: Per scrivere la Saga, hai seguito qualche corso di scrittura o letto manuali?
R: Ho iniziato a scrivere come hobby, quando avevo undici anni. Poi, al liceo, una mia insegnante mi ha incoraggiata a continuare e mi ha consigliato di iscrivermi a un buon college dove si studiasse scrittura. Così mi sono iscritta alla North Western University al corso di scrittura creativa (fiction writing) ed è stata un’esperienza meravigliosa. Mi ha insegnato come accettare le critiche e ad oggi mi serve molto. Per quanto riguarda i manuali, considero molto più interessante leggere libri normali.
D: Hai frequentato un corso di psicologia per le tue paure, alcune di queste le hai trapassate nei tuoi personaggi?
R: Sì, ho moltissime paure. Più di quante ne abbiano i miei personaggi. Quando ero bambina affrontavo le cose con molta ansia e devo dire che dopo Divergent ho fatto una terapia per imparare a gestirla. Però le paure che racconto nei libri sono più d’impatto visivo, mentre le mie sono più profonde. Ad esempio ho la fobia degli insetti, dell’altezza, delle montagne russe – però ora mi fermo se no potremmo andare avanti a lungo (sorride).
D: Come ti sei sentita quando hai scritto la fine della Saga di Divergent?
R: Devo fare attenzione agli spoiler! E’ stata una sensazione mista, di cose che si sono accavallate. Mi sono accorta che avevo difficoltà ad arrivare alla fine ed ogni volta che mi succedeva, rimandavo la cosa. Quando succede questo vuol dire che hai sbagliato qualcosa indietro, così sono tornata indietro e ho cambiato quello che andava cambiato. All’inizio non volevo tornare indietro, cambiare e poi terminare, perché era fonte di sofferenza – ma ora sono contenta del finale della Saga perché convoglia molte emozioni.
D: Cosa ti piace leggere adesso che sei una scrittrice professionista? Cosa stai leggendo?
R: Sì, leggo moltissimo – però devo dire che quando approccio un nuovo lavoro mi tengo alla larga da qualsiasi libro che tratti temi simili. Ho avuto un periodo in cui amavo i libri della Corea del Nord, ma in generale amo i non-fiction.
D: Interagisci molto con altri autori?
R: Interagisco molto con i miei colleghi; mi tengo informata sui loro lavori e li leggo, molto spesso. Il rapporto con loro è molto importante anche perché ho scoperto che moltissimi di loro sono davvero bravi, nonostante non ricevano l’attenzione che meriterebbero.
Sono molto coinvolta nel settore editoriale: partecipo a due festival letterali e mi occupo anche della loro programmazione. E’ un lavoro che mi riempie di piacere perché è bene lavorare con persone che prestano attenzione ai giovani e che sono molto molto bravi.
D: Ci sono posti o luoghi dove preferisci scrivere? C’è qualcuno a cui chiedi consigli?
R: Io non sono un’autrice con una routine, scrivo in qualunque luogo a qualunque ora. A volte ho una postazione sul Tapisroulant o posso scrivere nel mio ufficio, in un caffè-bar o in cucina. Questo non avere una routine mi permette di non avere scusanti; io so che devo lavorare ovunque sia e qualunque ora sia.
La prima persona che legge i miei libri è mio marito, mi fido della sua opinione ed è un ottimo lettore! Poi viene mia madre, anche di lei mi fido molto – e Joanna la mia agente, che metterò in imbarazzo citandola.
D: Pensi che Divergent possa rispecchiare un po’ quello che potrebbe accadere in futuro?
R: La risposta che posso darvi è che non diventeremo come in Divergent e non ci divideremo in cinque fazioni. Ma sono un po’ pessimista su quello che potrebbe accadere in futuro perché non riesco a capire dove vogliamo andare a parare. Spero davvero, che non entreremo in una realtà distopica – anche se così sembra.
Volete saperne di più su Veronica Roth e la fantastica Divergent Series? Trovate il proseguimento di quest’intervista su Top Girl, in edicola il 15 aprile!
Martina Cassigoli